LE SECCHE. VINO BIANCO UTOPICO

Il sogno della Vigna

Immagina di essere tra amici. Ti accompagnano per sentieri a mezza costa, in un pomeriggio che già diventa sera. Per arrivare alla vigna dovrai fare una leggera fatica, dovrai attraversare dei regni che di solito non sono visibili. Non perché siano veramente invisibili, ma perché sono nascosti.
E ora, tu e i tuoi amici, dovrete sognare insieme. Questi luoghi, che esistono solo perché da tanto tempo sono sognati in comune, queste vite piccole che diventano grandi.
E anche chi crede di sognare da solo, o da sola, in realtà viene sognato dagli altri. Entra a fare parte del sogno comune. Diventa l’isola.
Il primo mondo è delle piante segrete, che si mescolano alla terra e ai tuoi piedi, anche ora, mentre cammini nella luce che scende. Mirto, assenzio, le nuvole gialle della ginestra. L’invisibilità, la visibilità, è nel tuo sguardo.
Non è più così lontana la notte, ma non è ancora vicina. C’è tempo. Ci sono le ombre, e le ombre azzurre del sogno sono più vere delle ombre vere.
Il secondo mondo è animale. Le piante segrete chiamano gli animali invisibili, forse anche loro immaginari, perché qui facciano casa. Sono due, rivali, nemici, spiriti guida, sono gatto e coniglio. Le tue dita immaginarie accarezzano la loro pelliccia dal collo alla coda, ma non si faranno prendere, non da soli, né mai insieme. La presenza del gatto è l’assenza del coniglio e viceversa. Il gatto difende il territorio, il coniglio gli sfugge, e dove le loro zampe si posano – mai nello stesso tempo – ecco li vedi, i minuscoli licheni, la vita minima, ultima, impossibile, possibile ovunque.
Prendi tutto questo con te.
Ormai manca poco, sei quasi alla fine della via. Il terzo mondo è tutto intorno, non nascosto alla vista ma anzi accecante nel visibile. Sull’isola, è tutto ciò che vigna non è, ma è traccia e impronta. Il faro Fenaio che poco lontano sembra segnare un confine, le Secche dove il mare cerca di somigliare alla terra, pietra e scoglio. Pietre che sono state case, mura e palmenti dove in tanti hanno trovato ombra, contro il sole e il calore o contro la notte.
Qui gli antichi abitanti dell’isola sognavano più fittamente, più accanto.
Il terzo di questi regni è terra e te stesso e chi eri prima di te. Nel silenzio a battiti tra le grida di uccelli, senti il sangue scorrere nel corpo, il vento un tutt’uno impossibile da sciogliere col mare, un marevento mutevole e incessante come dappertutto sull’isola. Tra le tue dita ora, come tra le pietre dei muretti a secco, spuntano orizzontali i calzi di viti cresciute mille anni fa.
Tutto diventa arancio, rosso, oro.
Qualcuno, accanto a te, sorride. 

Laura Pugno

Immagina di essere tra amici. Ti accompagnano per sentieri a mezza costa, in un pomeriggio che già diventa sera. Per arrivare alla vigna dovrai fare una leggera fatica, dovrai attraversare dei regni che di solito non sono visibili. Non perché siano veramente invisibili, ma perché sono nascosti.
E ora, tu e i tuoi amici, dovrete sognare insieme. Questi luoghi, che esistono solo perché da tanto tempo sono sognati in comune, queste vite piccole che diventano grandi.
E anche chi crede di sognare da solo, o da sola, in realtà viene sognato dagli altri. Entra a fare parte del sogno comune. Diventa l’isola.
Il primo mondo è delle piante segrete, che si mescolano alla terra e ai tuoi piedi, anche ora, mentre cammini nella luce che scende. Mirto, assenzio, le nuvole gialle della ginestra. L’invisibilità, la visibilità, è nel tuo sguardo.
Non è più così lontana la notte, ma non è ancora vicina. C’è tempo. Ci sono le ombre, e le ombre azzurre del sogno sono più vere delle ombre vere.

Il secondo mondo è animale. Le piante segrete chiamano gli animali invisibili, forse anche loro immaginari, perché qui facciano casa. Sono due, rivali, nemici, spiriti guida, sono gatto e coniglio. Le tue dita immaginarie accarezzano la loro pelliccia dal collo alla coda, ma non si faranno prendere, non da soli, né mai insieme. La presenza del gatto è l’assenza del coniglio e viceversa. Il gatto difende il territorio, il coniglio gli sfugge, e dove le loro zampe si posano – mai nello stesso tempo – ecco li vedi, i minuscoli licheni, la vita minima, ultima, impossibile, possibile ovunque.
Prendi tutto questo con te.
Ormai manca poco, sei quasi alla fine della via. Il terzo mondo è tutto intorno, non nascosto alla vista ma anzi accecante nel visibile. Sull’isola, è tutto ciò che vigna non è, ma è traccia e impronta. Il faro Fenaio che poco lontano sembra segnare un confine, le Secche dove il mare cerca di somigliare alla terra, pietra e scoglio. Pietre che sono state case, mura e palmenti dove in tanti hanno trovato ombra, contro il sole e il calore o contro la notte.
Qui gli antichi abitanti dell’isola sognavano più fittamente, più accanto.
Il terzo di questi regni è terra e te stesso e chi eri prima di te. Nel silenzio a battiti tra le grida di uccelli, senti il sangue scorrere nel corpo, il vento un tutt’uno impossibile da sciogliere col mare, un marevento mutevole e incessante come dappertutto sull’isola. Tra le tue dita ora, come tra le pietre dei muretti a secco, spuntano orizzontali i calzi di viti cresciute mille anni fa.
Tutto diventa arancio, rosso, oro.
Qualcuno, accanto a te, sorride. 

Laura Pugno

Il Paradiso dei Conigli nasce in un’assolata giornata di maggio. Era il 2015 quando l’incanto dell’Isola del Giglio si è presentato ai nostri occhi sotto forma di una vecchia vigna abbandonata e di un pezzo di terra incolto.
In questi luoghi tanto ammalianti quanto impervi e inospitali all’agricoltore, dalla nostra visione intima della terra e dallo stupore per ciò che ogni giorno ci riserva, a piccoli passi ha preso forma Paradiso dei Conigli – progetto di viticoltura utopica.

Siamo nella parte nord-ovest dell’Isola a 100 mt sul livello del mare, in località “Le Secche”, una delle zone più calde, che guarda verso la misteriosa Isola di Montecristo. Il suggestivo Faro del Fenaio fa da sfondo ai 6.000 metri di vigneto, uno spicchio di terra a picco tra gli scogli e raggiungibile solo a piedi. L’intento è realizzare, quanto più possibile, un vino che rispetti l’espressione del vitigno Ansonica e il terroir dell’Isola.

Produciamo mediamente 600 bottiglie di “Le Secche”, un orange-wine (un macerato) realizzato con uve bianche, in prevalenza Ansonica, più piccole quantità di altre varietà autoctone (biancone, procanico, malvasia).
La coltivazione è completamente manuale e naturale, così come la vinificazione. Parte della massa viene vinificata con grappolo integrale (comprensivo del raspo) in acciaio, con macerazione per alcuni giorni. Una volta svinato, procediamo con la vinificazione in bianco. L’affinamento avviene in cliver di ceramica per circa un anno e 12 mesi in bottiglia.

“Le Secche Igt Toscana”Paradiso dei Conigli
Di color quasi ambrato, dentro il bicchiere conserva tutti i sentori dell’isola e del Mare Nostrum. Un profumo antico e naturale, che ricorda il sole e la pietra rovente, il frutto maturo e il salmastro, con note di zagara, erbe di campo, finocchio selvatico, cera d’api e rosmarino. A temperatura ambiente ti avvolge con ritorni caldi il fieno, il limone e l’eucalipto. Al palato regala sentori di macchia resinosa e freschezza inusuali, fatte di corbezzolo e iodio, ginestra, timo, menta. Il finale è di zenzero e sale marino. Alcol. 12,5%
Le Secche – Vino Bianco Utopico. Unico abbinamento consigliato: la Gioia!

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